martedì 24 febbraio 2009

Pd, Franceschini presenta la nuova segreteria: «Non c'è tempo da perdere»


Senza perdere tempo, il segretario del Pd Dario Franceschini comincia a realizzare quanto dichiarato nel suo discorso all'Assemblea Costituente. Nuove dirigenze, e rinnovamento. A partire dalla segreteria: nove persone, la maggior parte giovani. Una decisione presa «in solitudine» e «in fretta, perché mancano solo cento giorni alle europee», afferma il segretario.

Azzerati i vecchi organismi dirigenti, dal coordinamento al governo ombra, l'organismo che guiderà il partito è stato scelto «senza trattare con nessuno», e attingendo dai territori in base alle funzioni istituzionali. La nuova segreteria dunque, oltre che da Franceschini, sarà composta da: Vasco Errani (presidente della Regione Emilia Romagna), Sergio Chiamparino (sindaco di Torino), Fabio Melilli (presidente della provincia di Rieti), Maurizio Martina (segretario regionale del Pd in Lombardia), Elisa Meloni (segretario provinciale del Pd di Siena), Federica Mogherini (parlamentare), Giuseppe Lupo (consigliere regionale in Sicilia). Maurizio Migliavacca, che assumerà poi la funzione di dirigente dell'area organizzazione.

«Come mi ero impegnato a fare con l'assemblea che mi ha eletto segretario, ho fatto la mia segreteria in solitudine - dichiara Franceschini - e mi assumo la responsabilità delle mie scelte». «La costruzione di organismi dirigenti di solito richiede tempi di riflessione più lunghi però in questo caso c'era l'urgenza di avere in campo da subito organismi non provvisori», ha chiarito Franceschini. «Oggi mancano cento giorni alle europee quindi non c'è tempo da perdere», ha aggiunto il segretario del Pd.

Per la nuova segreteria politica, Franceschini ha scelto «persone con funzioni istituzionali e legate al territorio che lavoreranno in stretto raccordo con i venti segretari regionali». Migliavacca sarà invece il nuovo dirigente dell'area organizzazione, subentrando a Beppe Fioroni che dirigerà uno dei nuovi dipartimenti. Espletato questo primo passaggio, da domani Franceschini si dedicherà alla individuazione, appunto, dei nuovi responsabili dei dipartimenti tematici. I criteri saranno quelli di «esperienza della materia e attività parlamentare». La scelta sarà fatta coinvolgendo i presidenti dei gruppi e i vicepresidenti delle Camere. Domani pomeriggio i leader Pd incontrerà per la prima volta i segretari regionali, poi alle 20 le assemblee dei gruppi di Camera e Senato.

domenica 22 febbraio 2009

Franceschini è il nuovo segretario. «Più spazio ai giovani»


di Cesare Buquicchio Azzeramento del governo ombra e del coordinamento nazionale. “Silenzio stampa” per i dirigenti del Pd, ovvero mai più interviste per esprimere dissenso sulle decisioni del partito. E una nuova stagione di alleanze, dall’Udc ai partiti della sinistra. Dario Franceschini è il nuovo segretario del Partito democratico e nel suo discorso riparte da questi tre punti forti.

A consegnarli la segreteria ci sono i numeri dell’assemblea nazionale del Partito democratico chiamata a sciogliere la crisi aperta dalle dimissioni irrevocabili di Walter Veltroni. Gli stessi numeri (1.047 preferenze) che hanno scelto nettamente lui contro l’unico candidato alternativo Arturo Parisi (92 voti). Gli stessi numeri che in mattinata avevano respinto il tentativo di un gruppo di delegati di chiedere subito le primarie, di rinnovare il partito a partire dal popolo dei suoi elettori. E così, al momento della conta sono 207, circa il 16% dei votanti, quelli che vorrebbero sciogliere l’assemblea e andare al voto nei circoli e tra i gazebo.

Con Franceschini ha vinto “la responsabilità”. O meglio, è quello che ripetono tanti delegati in platea e tanti dirigenti sul palco. Tra un delegato che gioca al solitario con il suo telefono palmare, altre due che si confrontano sui progressi sciistici compiuti nella settimana bianca trascorsa a St. Moritz e i giovani democratici del Lazio che raccolgono firme per chiedere alle istituzioni europee di stanziare più fondi per la mobilità Erasmus, sono molti i delegati insoddisfatti della scelta Franceschini, per niente fiduciosi sul destino del partito, ma che, “nonostante tutto” hanno votato con la maggioranza per “senso di responsabilità”.

Il giovane Andrea Mollica da Luino, Varese, ascolta l'intervento di Fassino e scuote la testa. Sul suo maglione spicca la spilletta di Obama con la scritta "Hope" e rivendica i grandi pensatori nati nella sua città: Piero Chiara e Vittorio Sereni. «Non sapevo che fare - dice -. La tentazione di mandarli tutti a casa è stata forte, ma c'era il rischio che con le primarie si riorganizzassero i dalemiani o qualche altro gruppo molto strutturato e vincessero le primarie legittimandosi con ancora più forza. A quel punto potevamo dire definitivamente addio al rinnovamento».

Insomma, paura, responsabilità, voglia di evitare ulteriori dolorose lacerazioni, mancanza di alternative serie. Il popolo di Facebook, che aveva provato ad organizzare su Internet una linea alternativa a quella della dirigenza del partito, battuto dal popolo delle telefonate, dei capannelli, dei richiami agli anni di militanza comune.

La palla passa ora a Dario Franceschini, secondo segretario del giovane Partito Democratico. In pochi mesi dovrà fare quello che non è riuscito a fare Veltroni. Radicare il partito creando e rendendo attivi migliaia di circoli in tutta Italia. Rinnovare gli organismi dirigenti puntando sul merito, sui giovani, sugli amministratori e sui dirigenti locali. Riuscire a “sopravvivere” al turno elettorale di giugno e portare il Pd verso il congresso di ottobre. “Adesso è il momento dell’unità, di guardare al futuro” ha detto subito dopo l’elezione Franceschini. Che domani andrà a giurare sulla Costituzione a Ferrara. “Di fronte al castello Estense dove furono trucidati nel 1943 tredici cittadini innocenti farò quello che un segretario di partito non ha mai fatto. Chiederò a mio padre che ha 87 anni ed è un partigiano di portare la Costituzione e le giurerò fedeltà”. E proprio la Carta assieme all’unità sindacale saranno i valori fondanti del Pd.

“Dario è la persona giusta” ha detto Walter Veltroni con una nota d’augurio, “è la persona giusta per guidare il partito verso le nuove sfide che penso potranno vedere per il Pd quei successi che merita. A lui – ha concluso Veltroni voglio dare un abbraccio e rivolgere il più caloroso e affettuoso augurio di buon lavoro”.

Che si annuncia arduo. Ma se tutto andrà in porto potrebbe anche smentire una delle sue affermazioni di questa mattina: “Il mio lavoro finirà ad ottobre. Interpreto questo ruolo come un servizio. Non sono qui per preparare un mio futuro personale, il mio lavoro finisce ad ottobre con il congresso e le primarie”.

In serata, infine, arrivano le reazioni anche di Berlusconi. Che preferisce non fare commenti sull'elezione di Dario Franceschini, perchè «non sarebbe elegante». Ai giornalisti che insistono sull'ottavo competitore del centrosinistra, Berlusconi replica: «Non è
l'ottavo, è il nono. L'ottavo era Soru». A chi obietta che Soru è un leader locale, Berlusconi risponde: «Soru era il leader in pectore».

sabato 14 febbraio 2009

Veltroni: il governo sblocchi i crediti delle imprese


I giudizi del governo sulla crisi, da quando è stato detto ad ottobre che era cosa diversa da quella del '29, le rassicurazioni sugli effetti di un calo del Pil del 2% «sono la testimonianza della grave sottovalutazione della crisi in atto». Lo ha detto il segretario del Pd Walter Veltroni illustrando i punti del piano "anti-crisi" del Partito democratico. E, aggiunge il segretario del Pd, «oggi pomeriggio invierò il nostro piano al governo perché lo possa giudicare».

«Si tratta di giudizi sbagliati su una crisi che invece sta arrivando prepotentemente sulle imprese e sul lavoro» ha detto ancora Veltroni ricordando, la diffusione di ieri degli ultimi dati Istat sul calo del Pil. Il piano proposto dal Pd propone invece, spiega il segretario, interventi per il biennio 2010-2011 pari a un punto di Pil con misure sugli ammortizzatori sociali, interventi a sostegno dei redditi: salari e pensioni e per le imprese, soprattutto, per le Pmi la cui struttura «è per sua natura la più esposta alla crisi».

Sono sei le proposte cardine del piano Pd: ampliamento degli ammortizzatori sociali, riduzione delle tasse per lavoratori e pensionati, ripristino delle risorse per il Sud d'Italia, pagamento immediato dei debiti della P.A. verso le imprese, sviluppo sostenibile, sostegno all'industria per l'innovazione e l'occupazione.

«La mia opinione sulla crisi è nota, la ripeto da tempo - spiega Veltroni - sono convinto che stiamo affrontando la crisi più drammatica degli ultimi 40 anni. Ci troviamo in una situazione di autentica emergenza nazionale ed ogni sottovalutazione è sbagliata e grave» e per di più «produce effetti ancora più deleteri sull'economia stessa».

Veltroni spiega di concedersi «un unico riferimento polemico» nei confronti del premier, ricordando alcune frasi pronunciate nei mesi addietro da Berlusconi sulla crisi, volte a minimizzare la situazione: «Sono la testimonianza - sottolinea - della totale e gravissima sottovalutazione da parte del governo e del giudizio sbagliato che ha avuto sulla natura e sulla profondità della crisi».

Infine, Veltroni mette in guardia dal reale «rischio di povertà nel nostro Paese: è sempre più crescente la quota di cittadini, stimabile in circa 15 milioni, che sono subito sopra o subito sotto la soglia di povertà. Contrastare questo - conclude - deve essere l'obiettivo principale del governo».

Anche per Massimo D'Alema «il fatto che il presidente del Consiglio si sia accorto solo ieri della crisi economica è una delle ragioni della sua gravità perché il governo l'ha sottovalutata, ha pensato che fossero sufficienti delle barzellette, degli appelli a divertirsi e a consumare». Secondo l'ex ministro degli Esteri «evidentemente era necessario agire con ben altra determinazione sia per sostenere i redditi delle persone sia per sostenere le imprese». D'Alema ha poi citato i dati economici resi pubblici dall'Istat sulla caduta del Pil che «collocano l'Italia all'ultimo posto tra i 16 paesi dell'area euro e come il paese in cui la crisi economica è più grave».

D'Alema non perde l'occasione anche per un duro attacco nei confronti degli industriali. «Il mondo delle imprese - scandisce facendo esplodere gli applausi - dovrebbe farsi un pò più sentire. C'è una singolare acquiescenza di Confindustria». L'ex ministro ricorda la trattativa del governo Prodi sul cuneo fiscale: «Non ci hanno neanche detto grazie, hanno detto che non bastavano e hanno protestato. Da questo governo - osserva - hanno avuto quattro spiccioli e ogni giorno dicono grazie». Infine, un'analisi sul futuro del Pd. D'Alema valuta positivamente la candidatura di Bersani, una decisione che secondo lui non rischia di indebolire il partito: «Conosco diverse persone, anzi - dice D'Alema - che si sentono più vicine al Pd proprio perchè Bersani si è candidato». Comunque, conclude, tutto si deciderà al congresso.

14 febbraio 2009

giovedì 12 febbraio 2009

«Costituzione comunista? E' una dichiarazione frutto di ignoranza


«Mi rivolgo al presidente del Consiglio per dirgli: non ci faccia vivere con timori che riguardano la nostra Patria, la libertà e la democrazia». Sta tutto in una frase di Scalfaro il senso dell'affollatissima manifestazione indetta dal Pd a piazza Santi Apostoli a difesa della Costituzione e del Presidente Napolitano contro lo “strappo” istituzionale cercato, voluto, forse meditato con freddezza, da Silvio Berlusconi nei concitati ultimi giorni di vita di Eluana Englaro.

«Abbiamo deciso di fare così, sali solo tu e un gruppo di giovani ti sta dietro», spiega Veltroni accogliendo sotto il palco l'ex capo dello Stato al suo arrivo in piazza. «Ma io non rappresento nessuno», si schermisce Scalfaro e il segretario democratico pronto risponde: «Sicuramente rappresenti me».

«Il presidente del Consiglio in questi giorni ci ha preoccupato – dice sul palco, circondato dai ragazzi, il padre costituente e Presidente emerito della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro – ora mi rivolgo a lui per ricordargli che la Carta unisce e non divide». Nella sua “orazione civile”, in una piazza così piena da far mugugnare qualcuno per non averne scelta una più capiente, l'ex presidente, cattolico e antifascista, ricorda con passione la nascita e le circostanze della nascita della Costituzione e si rivolge a direttamente a Berlusconi: «Chi arriva a dire che la nostra Carta è nata da una filosofia comunista lo fa perché questo è frutto di assenza, di ignoranza e di reazioni varie».

Poi, tra gli applausi, il presidente si rivolge direttamente alla Costituzione, dandole del tu: «Ci sono stati in questi giorni commenti che non servono al tuo onore. Noi ti vogliamo bene, noi ti amiamo. Siamo qui per dirtelo un'altra volta e siamo qui anche per chiederti scusa - aggiunge l'ex capo dello stato- se qualche volta ci siamo serviti male di te». «Infine - dice Scalfaro chiudendo il suo discorso prima che tra gli applausi risuoni l'inno di Mameli - bisogna ricordare l'articolo 1 della Carta. La Costituzione italiana è fondata sul lavoro, ma in questo momento di crisi è una mortificazione, una umiliazione sapere che i sindacati saranno in piazza divisi - sottolinea riferendosi alle manifestazioni dei lavoratori della Cgil di venerdì -. È un momento di sofferenza per tutti perché questo vuol dire dare la vittoria alla controparte in un momento in cui sarebbe un profondo bene se ci fosse una forza, uno spirito unitario».

Tanti gli esponenti del Pd presenti in piazza, molti di loro mescolati tra la folla. «Questa manifestazione è stata fatta per difendere il valore fondamentale della Costituzione che è nata in un momento drammatico dopo la liberazione dal fascismo e ha ancora uno straordinario valore», dice il segretario del Pd Walter Veltroni a margine della manifestazione.

Massimo D'Alema ascolta Scalfaro da una parte della piazza. I capigruppo Antonello Soro e Anna Finocchiaro sono ai lati, Franco Marini un po' più in là. Bettini è un po' più indietro, vicino ad uno dei ristoranti che si affacciano su Santi Apostoli. Sono divisi e mescolati tra il popolo del Pd, ma è una occasione per sentire “dal vivo” la voce dei militanti. In tanti chiedono unità, chiedono più fermezza nell'opposizione. C'è qualche sostenitore dell'Italia dei Valori che avvicina i “big” democratici per spiegare che "vogliamo lavorare insieme, ma con Berlusconi non si può dialogare”. Da un lato c'è Bersani che annuisce, prende appunti, mentre Scalfaro conclude il suo discorso richiamandosi all'unità e al rispetto per le istituzioni.

Passano pochi minuti da quell'appello e dal centrodestra arriva una risposta degna del richiamo di Scalfaro. Tocca al ministro della Difesa Ignazio La Russa il primato della dichiarazione più aggressiva: «L'unico modo di offendere la Costituzione è quello di pensare che occorra una manifestazione, oltretutto con Scalfaro che è stato il peggior Presidente della storia della Repubblica, per difendere la Carta».

Quanto basta per giustificare l'ultima dichiarazione di Veltroni: «Ora serve una reazione delle forze sindacali e sociali perché la situazione del Paese è drammatica, è il momento più scuro che io ricordi».

12 febbraio 2009

martedì 10 febbraio 2009

Ciao Eluana,dopo 17 anni finisce il calvario


È la sera del 9 febbraio, poco dopo le 20. In Italia tutti parlano di lei. Al Senato si discute di un disegno di legge che vieti la sospensione dell'alimentazione e dell'idratazione a chi, come lei, è in stato vegetetativo. Il giorno dopo sono in programma manifestazioni nelle piazze: la gente vuole esprimere vicinanza a Beppino Englaro, alla sua battaglia. Difendere la Costituzione e i principi democratici che la determinano. Scontri, polemiche, dibattiti: tutto in suo nome. E mentre il mondo si agita, lei da questo mondo se ne va. Eluana Englaro alle 20 e 10 muore.

Dopo 17 anni di immobilità, dopo le cure ricevute a Lecco nella casa di cura Beato Luigi Talamoni, dove è stata ricoverata 15 anni fino al 3 febbraio, dopo quattro giorni di riduzione graduale dell'alimentazione e idratazione nella clinica Udine "La Quiete", e prima di quanto anche i medici immaginassero, Eluana si spegne.
«Sì, ci ha lasciati. Ma non voglio dire niente, voglio soltanto stare solo»: sono le poche parole, tra le lacrime, di Beppino Englaro. Solo, come è stato lasciato a lungo nella sua battaglia a difesa della volontà di sua figlia. È stato l'anestesista Amato De Monte a telefonare ad avvisare il padre di Eluana, mentre anche la presidente della clinica, Ines Domenicali, confermava il decesso.

«È morta all'improvviso - spiega il neurologo Carlo Alberto Defanti, che ha seguito Eluana - ed è una cosa che non prevedevamo. Ha avuto una crisi improvvisa, per subentrate complicazioni respiratorie, ha cominciato a respirare male, in maniera sconnessa fino all'arresto respiratorio, sulla cui natura dirà una parola certa l'autopsia che era già programmata. Eluana è stata sempre senza coscienza, senza quelle strutture cerebrali che, in persone sane, fanno provare sensazioni di gioia, felicità, come anche di dolore e sofferenza».

Ma dopo le considerazioni cliniche, il neurologo si lascia andare a una riflessione: «Questa è la dimostrazione che la natura è sempre più forte e più imprevedibile di noi. La mia prima reazione è stata di sorpresa - racconta - nessuno di noi ci aspettava una fine così repentina, dovono essere intervenuto delle complicazioni che ancora non conosciamo. Ma la natura ci pone sempre delle sfide di fronte alla nostra capacità di caprirla o di prevedere il futuro».

E prova a esprimere i suoi sentimenti: «Non riesco nemmeno ad analizzarli - dice il medico - naturalmente non posso dire di essere contento, perché alla fine si tratta di una tragedia che si è compiuta. L'unico senso di sollievo che provo è al pensiero di quello che i genitori di Eluana avrebbero dovuto passare se, come sembrava, sarebbe stato approvato il provvedimento in discussione in Parlamento».

A chi gli ricorda che si è parlato molto di 'tutela della vita', Defanti risponde: «Quando mi agitano di fronte quelle due parole quasi a dirmi che io non tutelo la vita mi vengono i brividi. Io non sono un alfiere di morte, Beppino Englaro non tifa per la morte. Chi ha amato Eluana più di ogni altro sta solo rispettando le leggi e le sentenze. C'è troppa disinformazione sulle realtà cliniche e mediche come quella di Eluana. E c'è chi ha colto l'occasione per distorcere la realtà. Sento parlare di sofferenza non calcolata, di una donna sofferente e spenta da 17 anni che potrebbe avere figli, sono troppe le idiozie di questo tipo».

A Paluzza in Friuli, il paese natale della famiglia Englaro, la settimana scorsa Beppino Englaro aveva telefonato al parroco, aveva voluto prendere accordi sul funerale della figlia, non nascondendo il suo rammarico per talune posizioni della Chiesa e su quanto stava accandendo intorno a lui e alla sua famiglia. Le polemiche non si placheranno, il rammarico resta. Ma Eluana è libera. Paluzza la saluterà per l'ultima volta. E i suoi genitori continueranno ad amarla, come, più di sempre.

«Che il signore l'accolga e perdoni chi l'ha portata a questo punto»: sono queste le prime parole con cui il Vaticano - per voce del 'ministro della salutè cardinal Javier Lozano Barragan - ha commentato, a caldo, la notizia della morte di Eulana Englaro, mentre padre Lombardi e la Cei, esprimendo il loro dolore, hanno auspicato che in futuro si possano trovare «vie migliori», e che «la passione per la vita» non venga meno. «È stato un omicidio» sottolinea, invece, il cardinale Josè Saraiva Martins, spiegando che «hanno ucciso una persona innocente e incapace di difendersi».


09 febbraio 2009

da l'Unità

lunedì 2 febbraio 2009

Rabbia e indignazione


Tre ragazzi danno fuoco ad un senza tetto solo per divertirsi un po'
Una notte di sballo. Una notte di droga e di alcol. Poi la decisione di cospargere di benzina un barbone di origine indiana e di dargli fuoco. In sintesi, la cronaca di un'ordinaria follia accaduta a Nettuno nella notte tra sabato e domenica. Volevano solo divertirsi hanno dichiarato i tre ragazzi. Non c'è nulla legato al razzismo. E proprio in questa affermazione che sta il significato più agghiacciante della vicenda: è peggio il razzismo o il divertirsi dando fuoco ad una persona? Ma è proprio nel divertimento il lato peggiore del razzismo. Il PD, come la stragrande maggioranza degli italiani, partecipa con rabbia e indignazione

Tre ragazzi, due maggiorenni di 29 e 19 anni e uno minorenne di 16, passano la sera alla ricerca dello sballo. Stanno giù di giri e hanno bisogno qualcosa di forte. Di più forte. E quindi quando stanno facendo rifornimento per la loro macchina, decidonoche l'ultimo euro di benzina sia da destinarsi al senzatetto che li aveva “provocati” solo per essere passato davanti ai tre nel piazzale della stazione ferroviaria. Davanti ai carabinieri hanno confessato la voglia di fare un "gesto eclatante per provare una forte emozione" e per questo di aver cercato uno che dormiva in strada, non per forza un romeno o un nero. Uno indifeso.

Tornando alla stazione, lo trovano, lo cospargono di benzina e gli danno fuoco. Poi non riuscendo a spegnere le fiamme scappano come se niente fosse accaduto. La vittima, gravemente ustionato alle gambe, alle mani, all'addome e al collo ma fortunatamente fuori pericolo di vita, si chiama Navte Singh, 35 anni sikh, disoccupato e muratore all'occorrenza.

Luca, il diciannovenne, dichiarerà alle forze dell'ordine che "il razzismo non c'entra, è stato solo uno scherzo al barbone, una bravata". La tesi è confermata anche dal comandante provinciale dei carabinieri di Roma, Vittorio Tommasone che ha commentato: “al momento quel che sappiamo ci consente di escludere una matrice razziale. Il che non rende meno agghiacciante quel che è accaduto. Anzi. Perché se si vuole capire davvero quale è lo sfondo del tentato omicidio di Nettuno, allora bisognerà cominciare a ragionare su quel che accade ai nostri ragazzi. All'uso smodato che ormai fanno di droghe e alcol. A quelle che ne sono le conseguenze".

Il mondo della politica si interroga sui fatti accaduti. Per Walter Veltroni, segretario del Partito Democratico, “quello che è successo a Nettuno è gravissimo e suscita in me, come nella stragrande maggioranza degli italiani, rabbia e indignazione. Esprimiamo solidarietà al giovane indiano selvaggiamente picchiato e bruciato e chiediamo che i responsabili di questo crimine siano assicurati al più presto alla giustizia. Episodi di intolleranza criminale come questo sono il frutto di predicazioni xenofobe, di un clima creato ad arte di odio e di paura”.

“Non ci sono davvero parole per esprimere l'orrore di fronte agli episodi di violenza di Nettuno e di Roma di questi giorni”, ha dichiarato Piero Fassino, ministro degli Esteri nel governo ombra.
“Ma è tempo soprattutto di chiederci – ha aggiunto Fassino - in quale società viviamo e soprattutto in quale vogliamo vivere, rimettendo al centro dei comportamenti di ognuno la dignità della persona, il rispetto del corpo altrui, la vicinanza con i deboli, la uguaglianza dei diritti e dei doveri, il rifiuto di ognuno forma di sopruso e di violenza, la lotta alla solitudine e alla marginalità”.
“Fermiamo l'abisso della violenza prima che sia troppo tardi”.
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Fuori dal coro unanime di condanna e con un suo particolare distinguo è stato il sindaco di Roma, Gianni Alemanno che ha precisato: ''Se qualcuno pensa che i recenti fatti di violenza, che hanno visto come presunti colpevoli delle persone immigrate, possano essere un alibi per ritorsioni xenofobe, si sbaglia di grosso - ha affermato - a nessuno è consentito farsi giustizia con le proprie mani e tanto meno strumentalizzare politicamente il dolore delle donne che sono state violentate nei giorni scorsi.

In effetti la tragedia di Nettuno va inserita nel constesto di odio e paura che fa da sfondo alla triste situazione italiana degli ultimi giorni. Senza alcuna strumentalizzazione, se la sicurezza è stata il cavallo di Troia del governo Berlusconi e di molte amministrazioni passate nelle scorse elezioni al centrodestra, ora potrebbe ritorcersi contro gli stessi uomini di propaganda. Non bastano le rassicurazioni del premier o del sindaco di turno che cercano di sviare il pericolo addossando la colpa al branco rumeno o comunque clandendestino e straniero, istigando violenza su violenza. A Nettuno, i ruoli di vittima e di carnefice si invertono: la vittima è un immigrato, il carnefice un ragazzo di buona famiglia.

La questione è di carattere sociale e culturale più che economica. Il divertimento si ottiene con un gesto al di fuori di ogni logica e ogni regola. La noia di un qualunque sabato sera avvalla il superamento di ogni limite della trasgressione e della vigliaccheria.

E alla crisi dei valori si aggiunge la deriva istituzionale che il governo Berlusconi propone con la sua riforma della Giustizia. Così come per lo stupro di Guidonia, anche il caso di Nettuno sarebbe irrisolto se passasse la legge sulle intercettazioni. A spiegarlo è il procuratore aggiunto di Milano, Armando Spataro in un intervista rilasciata a la Repubblica. "Oggi la polizia – ha risposto Spataro - potrebbe chiedere al pm di mettere sotto controllo il telefono di personaggi noti per il feroce razzismo contro gli immigrati, magari visti nei giorni precedenti mentre si aggiravano alla stazione. Basterebbero "gravi indizi di reato" e l'assoluta indispensabilità dell'ascolto per le indagini, requisiti indiscutibilmente presenti nell'esempio ipotizzato. Con la riforma, invece, occorrerebbero "gravi indizi di colpevolezza", lo stesso grado di prova che ne consentirebbe la cattura. Ma è evidente che sospetti ben precisi non equivalgono a "gravi indizi di colpevolezza". Dunque niente cattura, ma soprattutto niente indagini con intercettazioni".

Rivoluzione verde


Dalla Green Economy 1 milione di posti di lavoro per uscire dalla crisi". Leggi la sintesi degli interventi di Walter Veltroni e Ermete Realacci al convegno degli Ecologisti Democratici
"Oggi il Pd è il partito di un ecologismo moderno, che ha dentro di sé il Dna del riformismo. L’ambiente è il cuore del progetto politico del Partito democratico. Per questo proponiamo un piano per 1 milione di posti di lavoro, serio, che avrebbe bisogno di poco dispendio di risorse e assicurerebbe molti benefici". Lo ha annunciato il segretario del Pd, Walter Veltroni, a conclusione del convegno "Un nuovo new deal ecologico", organizzato dagli Ecologisti Democratici, presso la sede del Pd di Largo del Nazareno. Pubblichiamo l'intervento di Fabrizio Vigni e la sintesi degli interventi del segretario nazionale del Pd e di Ermete Realacci, ministro dell'ambiente del governo ombra del Pd.

Intervento di Walter Veltroni: La crisi economica cambierà radicalmente il paese e il governo non riesce a dominarla e nemmeno ad interpretarla. Eppure da come si uscirà da questa congiuntura economica dipenderà la collocazione internazionale del nostro Paese. Non è mai successo che si verificasse una crisi di sistema come questa, in cui le crisi si manifestano tutte insieme. La cassa integrazione sta raggiungendo livelli difficilmente gestibili, 2 milioni di persone vivono senza ammortizzatori sociali. Non possiamo escludere che senza dei provvedimenti immediati si faccia largo nella società un orientamento allo scambio tra la decisione e le procedure democratiche. Uno scambio che magari non si risolve con la dittatura, ma con una democrazia più povera, più asciutta che mette il potere nelle mani di uno solo.

Il governo di fronte alla crisi non ha idee, ha perso il controllo, da mesi non produce nulla. C'è una assenza totale, persino fisica, del presidente del Consiglio che fa campagna elettorale in Sardegna come se questa crisi non lo riguardasse. Quella che ha investito l'Occidente e con esso l'Italia è una crisi economica, finanziaria, ma anche sociale.

Il Pd deve per questo essere la forza capace di interpretare l’inquietudine che c’è nel Paese e proporre un piano di innovazioni. E’ adesso nella crisi il momento delle riforme, perché altrimenti il rischio è che la crisi duri più a lungo e che, una volta finita, si ripresentino gli stessi problemi, soprattutto in un Paese come il nostro in cui rimangono problemi irrisolti e sacche di arretratezza. Mai in Italia dal dopoguerra a oggi si è conosciuta una grande stagione riformista e il Pd deve spingere ora, non tra 4 anni, per aprire una stagione di riforme, che parta però da due condizioni fondamentali, ovvero la riforma degli ammortizzatori sociali, per non avere un welfare ingiusto, e una rivoluzione ambientale.

La Rivoluzione verde è l’unica leva di sviluppo dell’economia occidentale. E’ necessaria per lasciare un mondo migliore alle generazioni future e rispetto alle altre stagioni dello sviluppo, quella dell’auto, dell’edilizia e delle telecomunicazioni, è virtuosa e senza contraddizioni. In Italia rispetto agli altri paesi occidentali c’è bisogno di fare di più, per questo proponiamo un piano decennale in 10 punti:

1) Riqualificazione energetica degli edifici. Rendere permanenti le agevolazioni fiscali del 55% per gli interventi di efficienza energetica delle abitazioni e degli edifici privati. Avviare un piano straordinario di riqualificazione per gli edifici pubblici (scuole e ospedali in testa), con l’istituzione di un fondo di rotazione di 100 milioni di euro all’anno, per l’efficienza energetica e la messa in sicurezza. Costruzione di 100 mila nuovi alloggi tra edilizia pubblica e canone agevolato: case a bassissimo consumo energetico.
2) Auto. Ecoincentivi per la rottamazione vincolati ad auto a basse emissioni e bassi consumi. Sostegno alla ricerca e all’innovazione dell’industria automobilistica per le auto ecologiche del futuro.
3) Trasporto pubblico. Favorire investimenti pubblici per il rinnovo del parco mezzi con acquisto di autobus a metano. Avviare un piano di 1.000 treni per i pendolari, con 300 miliardi di euro all’anno per cinque anni.
4) Elettrodomestici. Ecoincentivi per l’acquisto di frigoriferi e congelatori a basso consumo e per prevedere l'ampliamento a lavatrici e lavastoviglie ad alta efficienza energetica delle tipologie di elettrodomestici che possono usufruire delle detrazioni; blocco delle vendite o sovrattassa per tutti gli apparecchi fuori da classe A e da classe A+ per i frigoriferi.
5) Fonti rinnovabili. Raddoppiare nei prossimi dieci anni l’energia prodotta dalle fonti rinnovabili.
6) Semplificazione e certezza delle regole. Rendere più semplici le procedure delle autorizzazioni per gli impianti che utilizzino fonti rinnovabili e garantiscano risparmio energetico. Le Regioni completino entro la fine dell’anno i loro piani energetici per il rispetto del “20-20-20”. I Comuni, sempre nell’arco di quest’anno, adeguino i propri regolamenti edilizi e urbanistici, affinché tutte le nuove costruzioni rispettino gli obblighi di legge per la produzione di calore e di energia elettrica.
7) Industria delle energie da fonti rinnovabili. Proseguire e rafforzare il progetto “Industria 2015” per costruire un’industria nazionale del settore, per promuovere nuove industrie che producano impianti, tecnologie, pannelli solari, nuovi materiali per l’edilizia, ecc.
8) Ricerca. Ripristinare il credito d’imposta per la ricerca e l’innovazione tecnologica.
9) Rifiuti. Incentivare il riciclo dei rifiuti e l’industria ad esso collegata: un incremento del 15% in dieci anni rispetto ai livelli attuali rappresenterebbe il 18% dell’obiettivo nazionale di riduzione delle emissioni di CO2. e significherebbe far scendere i consumi energetici di 5 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio.
10) Infrastrutture. Ripristinare i fondi per le infrastrutture a livello nazionale e usare le opportunità dell’allentamento del patto di stabilità per i Comuni per aprire subito i cantieri per piccole e medie opere di riqualificazione del territorio e delle città, per la manutenzione di scuole, ferrovie e strade.
Ripristinare i fondi per la difesa del suolo dimezzati dal governo (dai 510 milioni di euro del 2008 ai 269 milioni del 2009, per arrivare nel 2011 a 93 milioni).

Insomma, scegliendo per l’Italia la via della green economy, presentando un grande piano di riconversione ambientale si sostiene e si rilancia l’economia, si rispettano gli impegni presi a livello europeo. Entro tre mesi il governo faccia finalmente conoscere quali sono i piani di azione per il rispetto degli obiettivi “20-20-20”, come hanno fatto Francia, Gran Bretagna e Germania. Attraverso la via della green economy si coinvolgono, fra nuovi lavori e riqualificazione (o almeno “salvataggio”) di quelli esistenti, un milione di posti di lavoro nei prossimi cinque anni. Il Pd è pronto a raccogliere questa sfida e ad essere il principale partito italiano per un ecologismo moderno.

Intervento di Ermete Realacci: La crisi che ci troviamo ad affrontare presenta un'ambivalenza di fondo. Essa può essere vista come un pericolo o come un'opportunità. Tocca per questo a noi (ecologisti democratici, ndr) e al Pd essere all'altezza di questa sfida, per rispondere alle speranze del Paese.

Tra di noi non ci sono molti nostalgici, e tuttavia non bisogna sottovalutare le difficoltà interne. Per questo ci troviamo a raccogliere una duplice sfida, che è sia culturale che politica, per far attecchire i temi ambientali. Abbiamo prodotto un buon documento sull'energia (V.in allegato in alto a destra della pagina) però è importante dire in questa sede che spesso non siamo stati in grado di evocare i giusti sentimenti nei cittadini. Ad esempio rispetto al modello culturale del nucleare. Cosa sarebbe stato se avessimo abboccato a quella proposta, per altro molto debole. Il nucleare non solo è una scelta antieconomica ma, ad oggi ridicola. Noi siamo a favore della ricerca sul nucleare, ma in Italia abbiamo sul tema del nucleare, come su molti altri temi ambientali, la peggiore destra d'Europa. Basti pensare a come la destra affronta i temi ambientali, o alla norma approvata dal PdL che permette di aprire centrali nucleari e siti destinati allo stoccaggio dei rifiuti tossici anche senza il parere positivo delle comunità locali. C'è un evidente difficoltà nella politica italiana a far attecchire i temi ambientali.

Oltre a ciò è evidente un “fastidioso rimbalzo” nell'informazione italiana. Come ad esempio quando a Firenze Walter Veltroni ha detto che il Pd “deve” essere il più grande partito ambientalista italiano, e i giornali non hanno sprecato nemmeno una riga. Stessa cosa quando c'è stata la Direzione Nazionale a fine anno. Abbiamo parlato di una rivoluzione ecologica ma i giornali e gli organi di stampa non ne hanno parlato, come se una rivoluzione verde non fosse una novità rilevante.

Dobbiamo poi scontare l'esistenza di una cultura ambientalista sbagliata, che non è una cultura ambientalista del fare. Come a Napoli, dove l'emergenza rifiuti non ha prodotto una discussione politica seria. La lotta alle ecomafie non può prescindere da una risposta positiva, non come di Pietro e Alemanno che sono andati a manifestare ad Acerra contro l'inceneritore.

La cultura fondativa del Pd ha le carte in regola per affrontare seriamente questi problemi. Abbiamo davanti una grande sfida che l'Italia deve saper cogliere, perchè si tratta di una grande occasione. Nonostante i suoi punti di debolezza, il nostro Paese ha anche grandi elementi di forza, come il sistema di PMI che, se aiutato, può affrontare la crisi a testa alta. Per questo è necessario difendere questo tipo di economia, mettendo in campo elementi che non abbiano solo a che fare con una cultura liberista del mercato ma che facciano i conti con quella parte dell'economia che non è misurabile. Per questo sono necessari investimenti in innovazione e ricerca e l'attuazione di “buone pratiche”, come ad esempio controllare i brevetti, la sicurezza dei prodotti, impedire la concorrenza sleale e difendere la qualità. Per essere un partito forte dobbiamo insistere su questi aspetti, tutelare le fasce più deboli e puntare sull'innovazione. Ci vuole una politica forte che sappia leggere il Paese e metterlo nell'onda con il futuro. Per questo è nato il Pd.

Il discorso del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha in poche parole indicato la strada. Serve guardare la crisi negli occhi, percepire la gravità ma senza averne paura e utilizzare questo periodo invece per cambiare, per migliorare la giustizia sociale e scoprire per il nostro Paese una missione comune. L'ambiente è un'opportunità per accrescere la competitività del Paese. Ci si pone davanti una sfida ambientale difficilissima. Ma il Pd ha il coraggio per affrontarla